domenica 7 febbraio 2010

"Che strani esseri siamo, noi che, mentre ce ne stiamo seduti all'inferno nel buio più nero, abbiamo paura della nostra immortalità."
Jalal ad-Din ar-Rumi
poeta sufi

"Noi siamo lo specchio e il volto nello specchio. Noi siamo l'acqua fresca e deliziosa e la brocca che la versa."

Rumi ci ricorda che siamo perennemente intenti alla creazione della realtà (talvolta consciamente e talaltra inconsciamente) e che lo facciamo mentre facciamo esperienza delle nostre creazioni. Siamo sia l'artista sia l'opera d'arte, il che implica che abbiamo il potere di modificare e cambiare le nostre vite nel presente e, simultaneamente, di scegliere che nuova forma dar loro nel futuro.

Ma... siamo in grado di reggere la verità che abbiamo chiesto a noi stessi di scoprire?

Abbiamo il coraggio di accettare chi siamo nell’universo e il ruolo che la nostra esistenza implica? Se la risposta è affermativa, allora dobbiamo accettare quella responsabilità che va di pari passo col sapere di poter cambiare il mondo se cambiamo noi stessi.

Sulla via della guarigione

Le credenze basate sull’odio, sul senso di separazione e sulla paura possono consumare il corpo umano e il mondo più velocemente di quanto si possa immaginare. Basta solo un piccolo cambiamento nel nostro modo di concepire noi stessi per farci riconoscere una grande verità, cioè quella che in realtà siamo noi gli architetti della nostra esperienza. Trasformando le credenze distruttive del passato in altre capaci di affermare la vita attraverso la guarigione e la pace è possibile cambiare il mondo nel presente.

John Wheeler, uno stimato fisico di Princeton, sostiene una prospettiva radicalmente diversa da quella di Einstein, di cui è collega, sul nostro ruolo nella creazione. Le ricerche di Wheeler l’hanno indotto a ritenere che potremmo esistere in un universo dove la coscienza non solo ha un ruolo importante, ma è addirittura creativa – in altre parole, in un “universo partecipativo”.
Chiarendo il suo pensiero, Wheeler afferma: «Non potremmo neanche immaginare un universo che, in qualche luogo e per qualche segmento di tempo, non contenesse degli osservatori, perché i mattoni stessi dell’universo sono questi atti di osservazione partecipata».
Con un’interpretazione totalmente rivoluzionaria del nostro rapporto col mondo circostante, Wheeler afferma che per noi è impossibile osservare semplicemente il mondo mentre accade intorno a noi. Non possiamo mai essere degli osservatori, perché quando osserviamo, noi creiamo e modifichiamo il creato.

Quando osserviamo la “vita” – la nostra abbondanza spirituale e materiale, i nostri rapporti e la nostra carriera, le nostre passioni più profonde e i nostri maggiori conseguimenti – potremmo ritrovarci a guardare dritto dentro lo specchio delle nostre credenze più vere e talvolta più inconsce.

Dalle nostre incommensurabili profondità possiamo cambiare le nostre limitanti convinzioni cristallizzate creando la nuova struttura dell'Essere che vogliamo essere. Possiamo rendere flessibile la nostra nuova struttura permettendoci di interagire con la forza dell'universo che tutto permea.
Non c'è alcun limite se non quello autoimposto che pone le sue radici nella torbida paura di manifestare la nostra lucente divinità.

"Tutto cresce - persino la pietra.
Il seme nella madre terra, il bambino nel seno di sua madre -
Perchè crescono?
Il monte più alto, l'albero più alto
non possono crescere fino al cielo.
L'aquila più forte non può volare così in alto.
Ma il più piccolo degli uomini può raggiungerlo
perchè il Cielo è dentro di lui."

Dialoghi con l'Angelo, Ed. Mediterrane